
Nel pensiero religioso rinascimentale e moderno si distingue
chiaramente tra teologia e religione. La teologia è una
riflessione speculativa sulla divinità e sulla natura di Dio,
un'attività intellettuale che si sviluppa attraverso l'analisi
filosofica e dottrinale delle Sacre Scritture e delle tradizioni
religiose. Un esempio significativo è Niccolò Cusano, che propone
una teologia basata sul concetto di docta ignorantia (dotta
ignoranza), secondo cui Dio è infinito e la mente umana non può
comprenderlo appieno.
La religione, invece, si manifesta nei
comportamenti, nelle pratiche e nelle istituzioni che derivano
dalla riflessione teologica. Essa comprende i riti, la liturgia,
le regole morali e le strutture ecclesiastiche che guidano la
comunità dei credenti. La religione non è quindi solo una
questione di fede individuale, ma un insieme di pratiche sociali
che si sono consolidate nel tempo.
IL BISOGNO DI RINNOVAMENTO NELLA CHIESA
Fin dalle sue origini, il cristianesimo è stato caratterizzato da una struttura burocratico-amministrativa, incarnata nella Chiesa. Questo aspetto lo distingue dagli altri monoteismi, come l'ebraismo e l'islam, e lo pone in continuità con la tradizione dell'Impero Romano, da cui eredita l'organizzazione gerarchica e la capacità di gestione istituzionale. La Chiesa di Roma, in particolare, ha svolto un ruolo fondamentale nella diffusione e nella stabilizzazione del cristianesimo, garantendo la trasmissione del messaggio evangelico attraverso i secoli.Tuttavia, proprio questa struttura istituzionale è stata spesso oggetto di critiche e richieste di riforma. Nel corso della storia, il potere politico ed economico della Chiesa ha dato luogo a fenomeni di corruzione, simonia (vendita di cariche ecclesiastiche), nepotismo e deviazioni dai principi evangelici. Molti pensatori e riformatori hanno quindi cercato di rinnovare la Chiesa, riportandola ai suoi valori originari e combattendo gli abusi del clero.
Tra coloro che nel Rinascimento si sono interrogati sul rinnovamento della Chiesa, due figure spiccano in modo particolare: Erasmo da Rotterdam e Martin Lutero. Entrambi denunciano le corruzioni ecclesiastiche, ma con approcci profondamente diversi.
ERASMO DA ROTTERDAM
Nonostante le sue forti critiche alla corruzione ecclesiastica e al degrado morale del clero, Erasmo da Rotterdam non si allontana mai dalla Chiesa cattolica. La sua posizione è quella di un riformatore interno, che auspica un ritorno alla purezza originaria del messaggio evangelico senza rompere con l'istituzione ecclesiastica.Uno dei suoi testi più celebri, l’Elogio della Follia (1511), esprime in modo satirico e provocatorio le sue idee sullo stato della Chiesa e sulla società del suo tempo. Questo testo, scritto in forma di orazione paradossale, è un capolavoro dell’umanesimo cristiano e contiene profonde influenze della filosofia platonica, in particolare del Fedro, in cui Platone distingue due tipi di follia (mania):
- Una follia negativa, legata all'ignoranza e all'irrazionalità.
- Una follia positiva, legata all’ispirazione divina, alla sapienza superiore e alla capacità di accedere a una conoscenza più profonda.
L'Imitatio Christi: il vero rinnovamento della fede
Al centro dell’Elogio della Follia vi è il concetto di Imitatio Christi, cioè l’imitazione di Cristo come unica via per il rinnovamento della Chiesa e della spiritualità cristiana. Erasmo sostiene che, nel suo tempo, soltanto i "folli" sono ancora in grado di seguire veramente gli insegnamenti di Cristo, mentre i dotti, i teologi e il clero sono spesso corrotti, attaccati alle ricchezze e al potere temporale.L’Imitatio Christi, per Erasmo, non significa solo seguire gli insegnamenti morali di Gesù, ma vivere concretamente come lui, con semplicità, umiltà e amore per il prossimo. Questo tema è centrale nella sua visione della riforma religiosa: invece di concentrarsi su dispute teologiche astratte o su pratiche esteriori, i cristiani dovrebbero tornare alla sostanza della fede, che è l’amore e la misericordia.
MARTIN LUTERO
Martín Lutero è una delle figure più decisive nella storia della Chiesa cristiana e della filosofia religiosa occidentale. Originario della Germania, Lutero era un monaco agostiniano, ma la sua critica radicale alla Chiesa cattolica lo portò a diventare il fondatore della Riforma luterana. Sebbene Lutero iniziasse la sua carriera religiosa all'interno della Chiesa di Roma, la sua contestazione degli abusi ecclesiastici e la sua riformulazione della teologia cristiana segnarono una frattura storica tra i cristiani protestanti e quelli cattolici.La sua riflessione nasce, in particolare, da un episodio scatenante: lo scandalo delle indulgenze, che avveniva durante il periodo della costruzione della Cupola di San Pietro. Il sistema delle indulgenze permetteva ai fedeli di acquistare "perdonanza" per i loro peccati, pagando una somma di denaro. Lutero percepì questa pratica come una corruzione della vera fede cristiana, dove la salvezza non veniva più vista come un dono di Dio, ma come un bene acquistabile attraverso il denaro.
Le 95 Tesi e i Principi Fondamentali della Riforma
Nel 1517, Lutero affisse le sue 95 tesi sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg, un atto che rappresenta l'inizio simbolico della Riforma protestante. Le tesi contenevano le sue critiche dirette al sistema delle indulgenze e alle pratiche corrotte della Chiesa, e in esse emergono tre principi teologici fondamentali che avrebbero radicalmente trasformato la comprensione del cristianesimo:- Giustificazione per sola fede:
La giustificazione per sola fede è uno dei cardini del pensiero luterano. Lutero sosteneva che la salvezza e la remissione dei peccati non si ottengono tramite le opere o le azioni di carità, né tramite il pagamento delle indulgenze, ma esclusivamente attraverso la grazia divina. L'unico mezzo per ottenere la salvezza è la fede in Cristo, che è sufficiente per giustificare l'uomo davanti a Dio. Questo principio attaccava frontalmente la dottrina cattolica che insegnava il valore delle opere, dei sacramenti e delle indulgenze come mezzi per ottenere la salvezza. - Il sacerdozio universale:
Lutero introduce il concetto di sacerdozio universale, affermando che tutti i cristiani sono uguali davanti a Dio e che non vi è alcuna distinzione gerarchica tra il clero e i laici. Non esistono intermediari necessari per il rapporto tra l'uomo e Dio, e pertanto tutti i credenti sono chiamati a interpretare e comprendere la Bibbia per sé stessi. Questo principio rovesciava il tradizionale potere della Chiesa cattolica, che si fondava sull'autorità esclusiva dei sacerdoti e dei vescovi nel predicare e spiegare la parola di Dio. - Libero esame delle Scritture:
Lutero promuove il concetto di libero esame delle Scritture: ogni cristiano ha il diritto e la responsabilità di leggere e interpretare personalmente la Bibbia. A differenza della Chiesa cattolica, che attribuiva a sacerdoti e teologi la facoltà di spiegare il messaggio biblico, Lutero sosteneva che ogni individuo, grazie alla propria fede e alla guida dello Spirito Santo, potesse comprendere direttamente la parola di Dio. Questo principio contribuì alla traduzione della Bibbia in volgare, affinché fosse accessibile a tutti, non solo ai letterati o ai chierici.
Rivisitazione dei Sacramenti
Un altro aspetto centrale della Riforma luterana riguarda la revisione dei sacramenti. Lutero riduce il numero dei sacramenti da sette a due: il Battesimo e l'Eucaristia. Nella sua teologia, i sacramenti non sono più visti come mezzi per guadagnarsi la salvezza, ma come segni visibili della grazia di Dio. La confessione, ad esempio, viene ridimensionata rispetto alla pratica cattolica, poiché per Lutero il rapporto tra Dio e l’uomo è diretto e non mediato da riti o sacramenti che possano garantire la salvezza.